Strumenti della famiglia Cavallini

Cogliamo l’occasione di avere in questo momento nel nostro laboratorio tre strumenti della famiglia Cavallini per esaminarli e metterli a confronto. Luigi Cavallini (Arezzo 1831 - 1903) lavorò ad Arezzo come Liutaio e si guadagnò la fama di ottimo Liutaio e restauratore. Ebbe come allievo il figlio, Oreste Ettore Cavallini (Arezzo 1868 - 1934) sul quale c’è qualche confusione dovuta al fatto che si firmava indistintamente come Oreste o come Ettore. Questo potrebbe far pensare all’esistenza di due figli ma a noi (da fonti attendibili) risulta l’esistenza di un solo figlio. Da alcuni documenti risulta che Oreste Ettore sia stato, oltre che del padre, allievo di Scarampella, ma anche su questo mancano prove certe. Ci sono grosse somiglianze fra i due strumenti di Ettore Oreste ma alcuni dettagli evidenziano delle somiglianze con il violino del padre Luigi. Ci vogliamo qui proprio soffermare sui dettagli comuni tra questi strumenti. Partiamo dal modello: Il violino di Luigi sembra ispirato a Nicola Amati ma si può notare la tendenza a lasciare le estremità della cassa armonica piuttosto appuntite, cosa che ritroviamo anche negli strumenti di Ettore Oreste. L’andamento delle CC disegnano una sezione di cerchio e sono meno squadrate rispetto ad altri modelli. Negli strumenti del figlio le pareti delle aste delle ff hanno un andamento parallelo e gli occhi sono di grandi dimensioni in particolare quelli inferiori. I dettagli che più accomunano questi tre strumenti sono però da ritrovare nella lavorazione delle bombature, sgusciatura, filetto e bordi. La sgusciatura profonda e lunga mette bene in evidenza le bombature e allo stesso tempo mette in rilievo i bordi. Il filetto è abbastanza largo e, come da tradizione Toscana, l’andamento alle punte è centrale senza convergere come nello stile Cremonese. La vernice è molto simile fra i tre strumenti, di buona trasparenza e di un gradevole colore giallo ambrato con leggera sfumatura tendente leggermente al verde. All’interno gli zocchetti sono di abete, le controfasce sono appoggiate agli zocchetti senza incastro e sono anch’esse in abete ad eccezione del violoncello dove solo le controfasce sono in altro legno morbido, probabilmente pioppo. Il livello tecnico di questi tre strumenti non è altissimo e questo si evidenzia in particolare nella filettatura, ma lo stile e l’aspetto generale sono molto gradevoli e si può percepire una personalità e una consapevolezza stilistica ben definita. Maggiori differenze si possono riscontrare nelle sculture delle teste. Da notare nel riccio del violino del padre Luigi lo scavo laterale, molto accentuato in prossimità dello smusso mettendolo così particolarmente in rilievo. Questo dettaglio non si ritrova nello scavo laterale della viola di Oreste Ettore mentre in comune c’è la tendenza a stondare l’occhio del riccio. Da notare infine la particolarità della testa del violoncello di Oreste Ettore con la scultura di una testa di leone. L’esecuzione molto raffinata di questo intaglio sembra contrastare con il livello tecnico degli altri dettagli di lavorazione e può quindi indurre a pensare ad un lavoro di un intagliatore fatto su commissione.